Mi chiamo Massimo Cecacccio e sono un architetto.
Sono nato a Napoli nel 1962 e vivo e lavoro a Roma.
La mia vita professionale si divide tra la progettazione e la riqualificazione di interni, l’insegnamento e la fotografia.
Fotografo le architetture, gli spazi urbani e la natura che mi ipnotizzano. Dei luoghi mi interessano gli oggetti, la gente che vive e ne occupa lo spazio, le loro emozioni e mi piace fantasticare delle loro storie.
Mi piacciono le grandi prospettive fino ad indagarle nel dettaglio che diventa sintesi, a volte astrazione.
Ho iniziato a fotografare da ragazzo quando acquistai una Yashica FX3 dalla quale non mi sono più separato. Fotografavo tantissimo, soprattutto in B/N e sviluppavo e stampavo le mie foto in una piccola camera oscura allestita nella cantina della mia casa. L’avvento del digitale segnò per me uno stop; non mi riconoscevo in questa tecnologia che, tra l’altro, offriva una qualità dell’immagine a mio avviso pessima. Fotografavo con fotocamere digitali solo per motivi di studio o di lavoro.
Con la mia Nikon D5100 mi imposi di non fare infiniti scatti limitandomi come se avessi una pellicola con 24 pose.
Un progetto fotografico triennale -che chiamai SmartRome- che ho ideato e curato per i miei studenti, mi portò ad apprezzare il cellulare come nuovo strumento fotografico che, da allora, mi accompagna più come opportunità per fotografare che per telefonare.
Non ho mai avuto l’ambizione di esporre i miei scatti fino a quando alcuni eventi, che interessavano il racconto della mia città, mi hanno dato l’occasione di mettermi in dialogo con altri fotografi ed apprezzare l’importanza della coralità della narrazione.